PREMIO DI POESIA "LORELLA SANTONE"
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Che diranno alla madre
Il dolore della madre per la morte del figlio invita il poeta alla riflessione sullo strazio che un simile evento provoca negli esseri umani. La religione, la letteratura e la contemplazione stessa della natura hanno tentato di lenire e di spiegare fatti che oltrepassano la capacità umana di capire. Ma la madre non potrà mai accettare né vorrà mai capire le loro parole di conforto, seppur belle e profonde. Dolore e linguaggio sono due unità di misura inconciliabili. |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio di Poesia Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2010
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"PREGHIERA" di Vito Sorrenti
Il poeta intona una personale teodicea che si risolve, alfine, in preghiera di liberazione dalla sofferenza che, indomita, scioglie le ali di cera di chi tenta di involarsi al di là del "contemptus mundi". Si susseguono sequenze di dolore, l'inquieto peregrinare dell'uomo e le immagini del suo calvario che sembrano non lasciare posto alla Speranza: l'andamento marziale dei versi toglie respiro alla lettura, lo scritto descrive, infatti, il raggelamento dell'animo e, nondimeno, le scelte stilistiche dell'autore contribuiscono a ricreare l'originario sgomento delle vittime di fronte alla propria tragedia anche nel lettore, così che il cuore si laceri in un empatico feedback, come per effetto di un sortilegio, nella tagliola dello sconforto. Alla domanda insistita, "Dove sei, Signore, dove sei?", fa da contraltare il cuore e la ferma fiducia di Sorrenti nell'Esistenza di un Buon Dio che dal cerchio delle Sue Insondabili Volontà compierà un gesto di misericordia per "ridestare l'umano intelletto dai suoi sogni infausti". (Dott.ssa Edvige Galbo) |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio di Poesia Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2010 |
"TRAGICHE SEQUENZE" di Vito Sorrenti
In "Tragiche sequenze" il poeta traccia il rovinoso e discendente percorso dall'essere agli inferi, il trionfo fatale della calamità naturale sulla vita dei popoli e, principalmente, dei più deboli che soccombono indifesi. Lo spaesamento dinanzi alla catastrofe e il disagio dell'impotenza più forti sospingono l'animo alla preghiera: il Dio "della vita, della morte, dell'inizio, della fine, della pioggia e del vento" è invocato dal rosso di un infernale rodeo a temperare l'animo offeso. Il teleobiettivo e l'ingrandimento fotografico pongono le case distrutte al centro del mirino ma il maceramento e la pena dei cuori è più buio dello strazio fisico, soltanto l'anima eletta di un poeta li può cantare e restituirne l'immagine vivida con efficacia, al di là dei montaggi degli apparecchi ottici. L'autore stende solennemente un inno di rabbia e dolore, seguendo, attraverso il medium del linguaggio, le linee di una temporalità fissa ed immobile, quella della tragedia classica che più di tutte si presta a dare un volto al dilaniarsi degli animi e all'efferatezza di chi si è reso colpevole, di chi, perdendo completamente di vista il bene comune, insegue i profitti con amara ingordigia e "aggiunge pene alle pene di Adamo". Nonostante i sentimenti di spiritualità oggi appaiano disinnescati, o tutt'al più vetrificati nel catalogo dei valori globali, l'autore si impegna ad andare oltre al "tutto che si vede", sino a toccare empaticamente l'intimo sconforto delle vittime. I versi non asciugano il pianto e neppure leniscono il "lamento funebre", tuttavia, denunciano la mancata rassegnazione come anche il disprezzo per la rea avidità, esaltando, alfine, un senso di dovuta meraviglia dinanzi al "vascello dell'uomo" che "va in frantumi" e contro ad un'imperdonabile indifferenza e disincanto generali. (Dott.ssa Edvige Galbo) |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio di Poesia Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2010 |
"TRITTICO DEL DOLORE" di Vito Sorrenti
Nel trittico di Sorrenti si intersecano più voci che si accavallano per narrare l'assurdo che tocca all'uomo: il dolore e la pena. Le strofe brevi sono puntellate dall'uso reiterato delle liquide, sì da sciogliere un nodo in gola e far sì che il pianto, bloccato fra l'anima e la parola, esploda espressamente in supplica di requiem. Il "mistero della polvere" governa l'affanno esistenziale e il dono della fede permette al poeta di ascoltare la Voce "profonda e assoluta / che parla al creato", trovando l'agognato conforto. La poesia in Vito Sorrenti riscopre una finalità propria e, libera da obblighi rappresentativi o scopi esteriori, traduce, per via di un magistrale talento versificatore, l'impegno etico di ciascun uomo rispetto alla comunità e al Bene in un sempiterno canto classico. (Dott.ssa Edvige Galbo) |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2009 |
"COMPIANTO" di Vito Sorrenti
Il Poeta innesta nei versi un dialogo complesso con il Sole, il Mare e la Tempesta, che vengono colti al di là del loro aspetto fenomenico e personificati perché possano intervenire con un afflato di "humanitas" sullo strazio delle morti bianche. Rivolgendosi al Tempo lo invita a fermarsi "alle soglie del lutto" e a non procedere inesorabilmente sulla scia di un "panta rei", che mai consola chi è investito dalla perdita di un caro. Una repubblica fondata sul lavoro (che nel "Candido" di Voltaire veniva sentito come unico Valore in grado di dar pace all'animo irrequieto dell'uomo) viene strozzata dal paradosso, raccogliendo in seno le morti causate dal lavoro stesso, e finisce per costituire lo scenario dello svanire di ogni "ubi consistam". Il lavoro dovrebbe dar vita ma la toglie, sicché al sole non resta che "occultarsi", rovesciando la propria naturale funzione e assecondando la "contraddizione in termini" del reale. Il desiderio di una pioggia salvifica e catartica diventa pervasivo e scatena il turbinio dell'indignazione nei confronti "delle avide iene" che "ancora si nutrono di sangue umano". L'Autore manifesta una grande sensibilità nei confronti dei temi di scottante attualità e prima ancora nei confronti del dolore degli uomini, e non solo perché, come rese noto Terenzio, l'uomo non può sentire come estraneo ciò che è anch'esso umano ma perché Sorrenti ha l'animo del Poeta che non può rassegnarsi ai fotogrammi televisivi, i quali imprigionano nello schermo la disgrazia e la scacciano fuori dalle nostre case come una rassicurante estraneità che mai ci tocca dentro. Il nostro Poeta patisce l'alterità inassimilabile della morte, anche se lontana ed apparentemente impersonale, stendendo versi di denuncia che ovunque risuonano come le "campane dolenti" di "Compianto". (Dott.ssa Edvige Galbo) |
XXIV° Concorso Letterario Internazionale 2009
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"CORALE PER LE VITTIME DEL LAVORO" di Vito Sorrenti
Il taglio dell'opera presentata nella sua drammaticità delle vittime sul lavoro, nella sua immane tragedia sociale e umana riesce a dare al lettore consapevolezza e brividi di dolore. Andare alla ricerca di giustizia e di pace alzando le braccia al cielo in segno di fede e di speranza fa sperare in un domani migliore. |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2009 |
"COMPIANTO" di Vito Sorrenti
Interessante amalgama fra immagine, "eco" sonora, sdegno civile. Dott. Gregorio Napoli |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2009 |
"CORALE PER LE VITTIME DEL LAVORO" di Vito Sorrenti
Il reale, che si ripete quotidianamente macchiato di sangue e di ingiustizie, assume in questa lirica la valenza di una tragedia umanitaria, sottolineata da una voce fuori campo, che insiste sul perenne strazio dell'animo umano. Solo la preghiera è salvifica in un mondo in cui il fato sembra coincidere con la "razza" rapace ed ancora razzista. La perizia stilistica ed il raffinato uso di figure retoriche avvalorano la tragicità quasi catartica del testo. (Prof.ssa Maria Messina) |
Centro d'Arte Coreografica "Aglaia" Premio Artistico Letterario "Nicola Mirto" 2009 |
"E SARAI ANCORA LUCE" di Vito Sorrenti
Più che celebrativo, l'omaggio alla cara memoria di Adriano Angelo Gennai è luminoso, vibrante, aperto alla speranza del "dopo" e dell'"oltre". (Dott. Gregorio Napoli) "TRITTICO DELLE MORTI BIANCHE" di Vito Sorrenti Solidarietà, unita all'indignazione per le colpe delle istituzioni. (Dott. Gregorio Napoli) |